Recensione:
TEATRO ELISEO
"IL GABBIANO"
regia di Marco Bernardi
Dal 2 al 14 dicembre 2008
"IL GABBIANO"
regia di Marco Bernardi
Dal 2 al 14 dicembre 2008
Teatro Stabile di Bolzano presenta all'Eliseo "Il Gabbiano", celebre testo di Anton Cechov del 1895 passato alla storia per il grande flop della prima messa in scena pietroburghese e per il grande trionfo della seconda versione, moscovita, che vide alla regia Konstantin Stanislavskij. La critica teatrale ritiene che il merito del successo di Cechov drammaturgo sia proprio del regista russo, il primo a mettere in evidenza la comicità dell'autore e a cancellare l'aura grigia con cui i contemporanei lo dipingevano.
In questo spettacolo, per la regia di Marco Bernardi, la comicità c'è, si presenta al momento giusto, smorza l'andamento tragico dei fatti e dà la possibilità di comprendere appieno le tematiche, di grande valore, contenute nel testo.
I personaggi sono veri, autentici, virtuosi e viziosi, reali, grazie anche all'interpretazione degli attori. Certo qualcuno spicca su gli altri, a mio modesto avviso, cito due su tutti: Carlo Simoni, eccezionale, già dalla prima battuta ha avuto tutto il pubblico in pugno, infine "Paolina" moglie dell'amministratore della tenuta di Sorin, Samraev, che si è presentata timidamente (data la parte) ma che ha catturato la mia attenzione per sinuosità ed eleganza.
Lo spettacolo, che sfiora le 3 ore di durata, non si presenta assolutamente pesante, scorre e neanche i forti temi trattati, come: i conflitti generazionali, l'amore impossibile, la morte, l'odio, la gelosia e tanto altro ancora, riescono ad appesantire lo spettacolo, che permette una visione soggettiva ed oggettiva allo stesso tempo degli eventi rappresentati.
Le ultime parole di questo breve testo (parlo del mio) sono tutte per lo scrittore, si Cechov, ma anche i tanti scrittori del dramma: Trigorin e Konstantin per esempio. Durante lo spettacolo mi chiedevo chi di loro rappresentasse Cechov, chi fosse a sua immagine e somiglianza (ipotizzando che ci sia un'influenza autobiografica) quali i motivi che lo spingevano a scrivere, quali le sue preoccupazioni?
Poi il sipario si è chiuso e alle mie domande, forse, ci sarà risposta, ma ringrazio chi me ispirate. Grazie.
In questo spettacolo, per la regia di Marco Bernardi, la comicità c'è, si presenta al momento giusto, smorza l'andamento tragico dei fatti e dà la possibilità di comprendere appieno le tematiche, di grande valore, contenute nel testo.
I personaggi sono veri, autentici, virtuosi e viziosi, reali, grazie anche all'interpretazione degli attori. Certo qualcuno spicca su gli altri, a mio modesto avviso, cito due su tutti: Carlo Simoni, eccezionale, già dalla prima battuta ha avuto tutto il pubblico in pugno, infine "Paolina" moglie dell'amministratore della tenuta di Sorin, Samraev, che si è presentata timidamente (data la parte) ma che ha catturato la mia attenzione per sinuosità ed eleganza.
Lo spettacolo, che sfiora le 3 ore di durata, non si presenta assolutamente pesante, scorre e neanche i forti temi trattati, come: i conflitti generazionali, l'amore impossibile, la morte, l'odio, la gelosia e tanto altro ancora, riescono ad appesantire lo spettacolo, che permette una visione soggettiva ed oggettiva allo stesso tempo degli eventi rappresentati.
Le ultime parole di questo breve testo (parlo del mio) sono tutte per lo scrittore, si Cechov, ma anche i tanti scrittori del dramma: Trigorin e Konstantin per esempio. Durante lo spettacolo mi chiedevo chi di loro rappresentasse Cechov, chi fosse a sua immagine e somiglianza (ipotizzando che ci sia un'influenza autobiografica) quali i motivi che lo spingevano a scrivere, quali le sue preoccupazioni?
Poi il sipario si è chiuso e alle mie domande, forse, ci sarà risposta, ma ringrazio chi me ispirate. Grazie.
Lucrezia Lanza
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