Julie & Julia, Festival Internazionale del Cinema di Roma



di Nora Ephron


“Sesso, amore e cibo”. Queste sono le tre cose cui non si deve mai e poi mai rinunciare nella vita. Ce lo dice Meryl Streep, l’indiscussa protagonista di questa quarta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, e ce lo dice Nora Ephron con il suo film “Julie & Julia”, presentato tra le Anteprime Fuori Concorso.
Le storie di due donne, provvidenzialmente con lo stesso nome, si intrecciano su piani temporali differenti a raccontarci il loro bisogno di sentirsi realizzate e la loro ricerca della felicità.
Mentre Julia Child comincia la sua avventura nel secondo dopoguerra a Parigi, dove si è trasferita per seguire il marito Paul, impiegato dei servizi segreti americani, Julie Powell lavora in un’organizzazione costituitasi dopo l’11 Settembre per aiutare le persone colpite dall’attacco terroristico. Entrambe trovano nel cibo uno stimolo e una ragione per cambiare le proprie vite.
Infatti se Julia è la prima donna che riesce ad entrare nell’esclusiva scuola di cucina del “Cordon Bleu” e che rende accessibile agli americani l’arte della cucina francese con il celebre libro “Mastering the Art of French Cooking” (in collaborazione con Simone Beck e Louisette Bertholle) e poi con il programma televisivo “The French Chef”, Julie decide di iniziare a scrivere un blog su internet per testimoniare l’originale sfida che fa con se stessa: preparare alla perfezione le 524 ricette del libro di Julia Child in 365 giorni.
A supportare le due donne nelle loro imprese ci sono i loro due mariti, Paul Child ed Eric Powell, che con pazienza e tanto tanto amore, imparano ad accettare e a rispettare l’”ossessione” per il cibo delle compagne, facendo anche da assaggiatori ufficiali, e il loro desiderio di sentirsi coinvolte in qualcosa.
E’ impossibile non riconoscere, nella sua interpretazione della Child, la bravura della Streep, che prende possesso del personaggio con una sicurezza impressionante senza però finire nell’imitazione e nella caricatura. Ne dà invece una visione personale e divertente che comunque non adombra né la giovane Amy Adams, né l’eccellente marito cinematografico Stanley Tucci.
Una commedia dagli ingredienti freschi e dosati al milligrammo, che riesce a far ridere e a commuovere e soprattutto a ricordare che la vita è fatta anche di piccole gioie e dolci piaceri.

Graziana Mirabile

Bancs Publics, Festival Internazionale del Cinema di Roma



di Bruno Podalydès

Bruno Podalydès si presenta in sala, alla prima del suo film, con aria allegra, spensierata, anticipato da un’eccitato Mario Sesti (curatore della sezione Extra, che si riconferma anche quest’anno come la più interessante del Festival), visibilmente fiero di aver portato a Roma un film che è un concentrato del cinema francese più puro.
L’esilarante prologo nel quale Podalydès racconta una sua sfortunata ma divertente vicenda a Cannes fa pensare “se il buongiorno si vede dal mattino”. E il mattino fu.
Bancs publics è il film più bello visto finora al Festival; ironico, emozionante, delicato, non annoia nelle sue due ore piene e considerando una mole di attori (circa 86, tra i quali Chiara Mastroianni e Catherine Deneuve) degna di Ben Hur che si intrecciano in un groviglio di storie di vita quotidiana.
Dramma di partenza: al quarto piano di un palazzo di Versailles qualcuno ha appeso un inquietante striscione con scritta a bianca a fondo nero, “Uomo solo”.
Da qui, il film procede dividendosi in tre tempi, il primo dei quali si svolge nel palazzo di fronte, in un ufficio dove Lucie (Florence Muller) e le sue colleghe “fannullone” (come direbbe qualcuno in Italia) se ne accorgono e danno il via a una serie di ipotesi su chi possa essere, cosa voglia dire e perché.
L’indagine coinvolge tutti in poco tempo, dal basso fino al vertice dell’azienda in un susseguirsi di eventi.
In pausa pranzo, l’attenzione si sposta in un parco nella piazza vicina; qui l’atmosfera è più delicata, poetica e personaggi nuovi si inseriscono affiancandosi agli altri.
Tra giochi di bambini, tristi ricordi, amori delusi e sguardi incantati (meravigliosa la parte dei due adolescenti che si fissano per tutto il tempo senza dirsi una parola), il parco si anima di segreti, illusioni, e speranze sotto lo sguardo di un giovane barbone che fa quasi da padrone di casa.
Infine, si scatena il teatro dell’assurdo; l’incrocio di situazioni strane e comiche ha, infatti, il suo apice nel negozio di ferramenta all’angolo (lo stesso Podalydes ne è il proprietario nel film), dove impiegati improbabili e clienti di ogni genere creano momenti di una ilarità coinvolgente, fino al culmine esplosivo che ci accompagna al finale.
Bancs publics, terzo episodio della Railway station trilogy di Podalydès, può essere considerato una delle perle di questa quarta edizione, dondolandoci fino alla fine in una giostra di eventi e personaggi, come nei titoli di coda che girano in cerchio sulla panoramica dall’alto del parco dove si custodiscono segreti ed emozioni.

Patrizio Caruso

Oggi Sposi, Festival Internazionale del Cinema di Roma



di Luca Lucini


Il nuovo film di Lucini, presentato Fuori concorso al Festival internazionale del cinema, il pubblico l’ha già conquistato.
La proiezione è stata preceduta, intramezzata e conclusa da forti applausi di gradimento e risate convinte; anche se non si è amanti della “moderna” commedia all’italiana (il pensiero di un accostamento a quella autentica può far rabbrividire, ma tant’è!), fa comunque piacere pensare che ogni tanto non siano solo i cinepanettoni e affini targati Boldi-De sica a “divertire” con battute squallide, spesso di argomento sessuale.
Che non ci si faccia spaventare dal fatto che gli sceneggiatori, in realtà, sono gli stessi di quei film di Natale dei quali qui c’è fortunatamente solo un velato richiamo; non è un film a sketch, non è un film che mette in piazza i comici del momento che sciorinano le loro battute di fama televisiva e richiamano in sala il pubblico più affezionato.
“Oggi sposi” ha un cast d’eccezione, particolarmente eterogeneo, si passa da Dario Bandiera (buon duo con la Ragonese) a Michele Placido (a tratti eccezionale), affiancato da Lunetta Savino e Francesco Pannofino, nei panni di una famiglia pugliese delle più rustiche.
I personaggi seguono un percorso che li porta a ricongiungersi inesorabilmente nel corso del film: quattro coppie totalmente differenti una dall’altra, lontane per molti versi, ma legate da un filo comune, il giorno del matrimonio.
E’ quindi un countdown che alterna situazioni comiche a momenti senza i quali probabilmente lo spettatore sarebbe comunque sopravvissuto (vedi la festa di gemellaggio dopo il matrimonio tra Argentero e Atias con uno “spettacolare”, nel senso negativo del termine, miscuglio di balli indiani e taranta).
Note a parte meritano Filippo Nigro, uno che non ha niente da invidiare ad altri giovani attori più blasonati (per una sua battuta è partito l’applauso più lungo durante il film), e Francesco Montanari, che fortunatamente non ha pagato il parallelo impegno nella serie di Romanzo criminale a causa della quale poteva sembrare fuori ruolo (in fondo il personaggio traffichino e poco di buono, seppur lontano dal suo Libano, lo ritrova anche qui).
I due sono rispettivamente affiancati da Carolina Crescentini, che troviamo promessa sposa di un Pozzetto sempre in forma, e da Gabriella Pession, isterica showgirl passata di moda (ricorda troppo, volontariamente o meno, Eleonora Giorgi).
Insomma, non ha certo la genialità dello humor inglese o la delicatezza della commedia francese, ma con “Oggi sposi” anche in Italia si ride bene, pur se non a livello di un festival.

Patrizio Caruso

Up in the air, Festival Internazionale del Cinema di Roma



di Jason Reitman


Reitman scrive un soggetto, parte per Como e lo porta a Clooney. Clooney lo legge, e lo accetta.
Se il binomio regista-attore protagonista è parte fondamentale per la riuscita di un film, la pellicola presentata dai due a Roma avrà senza dubbio pieni consensi tra il pubblico (e se pensiamo che alla terza replica festivaliera gli organizzatori sono stati costretti a spostare “Tra le nuvole” nella sala più grande dell’auditorium, a discapito della premiere del mediocre “Lang zai ji”, è segno che il successo sarà garantito).
Ryan Bingham è un uomo sempre in volo, affascinante, carismatico, dalla fede incrollabile per il proprio lavoro che gli permette di evitare per gran parte dell’anno l’unica cosa che gli va stretta: il deprimente ritorno a casa, della quale non sente mai necessità.
Il suo è un mestiere che, al momento, per contrappasso, è tra i pochi a non risentire il peso della disoccupazione negli Usa: Bingham, infatti, è pagato per togliere il lavoro alle persone; è quello che nessun dipendente vorrebbe mai incontrare.
A turbare la quiete della sua vita fatta di soldi, successo e continui viaggi per il paese (oltre al suo grande obiettivo: arrivare a 10 milioni di miglia) è un’ambiziosa ragazza (Anna Kendrick) che propone al direttore dell’azienda (il fedele Jason Bateman) un nuovo metodo che garantisce l’abbattimento dei costi lavorando in sede e “licenziando” il personale via internet.
La libertà e gli obiettivi messi in discussione, l’incontro con una donna in carriera (Vera Farmiga), con la quale avvia un’esilarante quanto assurdo approccio nel bar di un hotel e il riavvicinamento “forzato” alla famiglia che ormai lo considera quasi un estraneo, lo mettono di fronte alla sua assoluta mancanza di radici e pongono l’attenzione sulla possibilità di cambiare.
Il film mette in luce il grave problema economico-finanziario che affligge da lungo tempo gli Usa e il resto del mondo (Reitman indica come questo sia solo un aspetto del film e che per quel tema bisognerebbe vedere “Capitalism” di Moore), ma soprattutto si concentra sulla precarietà dei rapporti umani, una “esile” critica all’apologia dell’individualismo che, in un mondo in continua comunicazione e in cui la distanza è abbattuta da ogni punto di vista, è ormai paradossalmente una realtà assodata e che, nel particolare, rappresenta una sorta di sconfitta del sogno americano.
Reitman è cresciuto tecnicamente rispetto a Juno, ma la perfezione della sceneggiatura, che non crolla quasi mai, a lungo andare può diventare stucchevole (con persone che perdono il lavoro e sono portate a credere che sia meglio così…e qualcuno ci crede!), anche se non è la solita commedia americana che chiunque si potrebbe aspettare.
Si ride e ci si interroga (per carità, non a livello esistenziale!)
Da sottolineare, ma per pura curiosità, la presenza di comparse licenziate realmente nella vita vera.
Buon film, tanti applausi, ma pur avendo vari consensi, non avrà in concorso vita facile come fu per la novità “Juno”.

Patrizio Caruso

After, Festival Internazione del Cinema di Roma



di Alberto Rodriguez

Trasgredire per una sola notte. Allontanarsi dalle abitudini opprimenti, dallo stress, da vite vuote. Ma tutto ciò solo per ritrovare dei vecchi amici o per un grande desiderio di fuga da sé stessi?
“After” pone questa domanda, senza darne soluzione; non che una soluzione debba esserci per forza: “il film parla di tre personaggi arrivati a un punto morto; un viaggio per tornare a un punto di partenza”, afferma lo stesso regista.
Perché l’ “After” del titolo è un dopo, una decisione sulle sorti della propria vita che non deve essere presa, o forse non vuole esserlo, al termine di una nottata di follie, di sesso, droga e feste. Niente è risolvibile nell’arco di una notte, figuriamoci il proprio futuro.
Il film è un racconto che parte da un momento della serata, torna indietro, si snoda attraverso i tre punti di vista dei protagonisti, Manuel, Julio e Ana, viene sviscerato e riportato alla luce fino all’epilogo finale.
Tre storie, tre individui, tre anime solitarie che cercano di farsi forza calandosi nei meandri più bui della trasgressione; ognuno ha il suo mondo, ognuno i suoi problemi, ognuno è una faccia diversa della solitudine, ma per una sera le loro individualità si uniscono, si mettono a confronto, si scontrano.
Basta, ad esempio, una bottiglia scagliata al muro senza un motivo apparente, oppure l’ossessiva ricerca di piacere onanistico a far (ri)emergere l’intrinseca depressione dei protagonisti, i quali passano da euforia a tristezza, da sorrisi a pianti nevrotici in un turbinio di situazioni che nel film vanno a ripetersi, ogni volta rinnovate da un pezzo del puzzle che ora c’è e che prima mancava.
Con un montaggio intricato ma funzionale, una sceneggiatura che diverte e turba, buone musiche e un cast molto affiatato (attori spesso coinvolti in scene di nudo), è uno dei film migliori di questo festival, il quale, seppure in tono minore rispetto agli altri anni, anche stavolta può vantare qualche “perla”.

Patrizio Caruso


Masked - Legami di Sangue

By StephWithPh on 03:25

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Dal 6 al 25 ottobre 2009

Teatro Due Roma, Sala Aldo Nicolaj
Vicolo due Macelli, 37 – Tel. 06 6788259

Il Carro dell’Orsa
Presenta

Masked
Legami di sangue

di
Ilan Hatsor

con
Massimiliano Mecca, Fabio Pappacena, Michele Degirolamo

regia e traduzione
Maddalena Fallucchi


Dal 6 al 25 ottobre 2009 arriva al Teatro Due di Roma MASKED – Legami di sangue, lo spettacolo scritto dall’autore israeliano Ilan Hatsor e diretto da Maddalena Fallucchi che ha emozionato ed appassionato pubblico e critica prima al teatro Arabo-Ebraico di Jaffa, a Tel Aviv, e poi a New York. 

Dopo il successo della prima nazionale al Teatro dell’Orologio, torna in scena la raffinata e commovente vicenda di Da’ud, Na’im e Halled, tre fratelli palestinesi che hanno scelto per le proprie vite strade differenti: il più grande fa il lavapiatti a Tel Aviv ed è accusato di essere una spia a servizio degli israeliani, il secondo ha scelto la strada del terrorismo ed è scappato tra le montagne per unirsi ad un gruppo chiamato “Le Tigri della Rivoluzione” mentre il più giovane, ancora incerto, è emotivamente lacerato dall’affetto che prova per entrambi.

Vincitore del primo premio all’Israel Fringe Theater Festival ad Acco, Masked è stato il primo testo israeliano che ha avuto il coraggio di affrontare il tema dell’Intifada e che, soprattutto, ha saputo farlo preservando la propria neutralità da ogni pregiudizio. Senza esprimere sentenze storiche o politiche, infatti, l’autore focalizza l’attenzione sulla dimensione essenzialmente umana del conflitto svelando l’aspetto universale che si cela dietro ogni contesa. I tre protagonisti – fratelli prima ancora che palestinesi – divengono così icone antropologiche che, come eroi classici, continuano a vivere in ogni epoca e area geografica. 
Della tragedia greca, l’opera conserva anche la struttura aristotelica – unità di tempo, luogo e azione – che si traduce in un atto unico serrato e coinvolgente. Sul palcoscenico tre giovani interpreti: Massimiliano Mecca, Fabio Pappacena e Michele Degirolamo, candidato al podio del premio ETI Gli Olimpici del Teatro nella categoria “attore emergente” proprio per Masked.

Lo spettacolo rientra nel Progetto Speciale Teatro 2009/2010, manifestazione realizzata con il sostegno del Comune di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione, in collaborazione con l’Agis e la Siae.

Orario Spettacoli: h 21.00 – domenica h.18
Prezzo Biglietti: intero 15, ridotto 10, studenti gruppi e anziani 7

Roma Fiction Fest, terza giornata




La terza giornata si è inaugurata con la Masterclass dedicata a Giancarlo De Cataldo, l’autore di Romanzo criminale, uno dei casi letterari degli ultimi anni. "A 8 anni ho messo gli occhiali e questo mi ha consegnato alla condizione di imbranato" ha raccontato l'ex magistrato in apertura al suo intervento "Giocavo male a calcio, di conseguenza leggevo tanto, e poi ho cominciato a scrivere." Dopo alcuni brevi cenni autobiografici, l’autore di Romanzo criminale ha parlato del lavoro dello scrittore, di quello dello sceneggiatore, delle differenze tra i due e di come gestirli, facendo particolare riferimento al suo romanzo di maggior successo, diventato prima un film e poi una fortunata serie tv. Durante la Masterclass sono poi intervenuti alcuni collaboratori della serie come Mimmo Rafele, Graziano Diana, Daniele Cesarano e Roberto Pastore.

Poco dopo c'è stato l'arrivo sull'Orange Carpet di due membri del cast della serie Grey's Anatomy, Eric Dame e Justin Chambers, meglio conosciuti come il Dott. Bollore e Alex Karev. I due attori hanno risposto alle domande dei giornalisti sul segreto del successo della serie, dichiarando "Penso che la serie sia molto attuale. Molto del nostro pubblico è rappresentato da ragazze, ma finchè Grey's Anatomy riuscirà ad essere uno spettacolo fresco potrà conquistare nuovi spettatori. E poi è imprevedibile. Non sai mai cos'accadrà".



A susseguirsi gli appuntamenti pomeridiani alla Multisala Adriano: l’anteprima mondiale di Leverage, Tutti per Bruno; e poi Nel bianco e Il sorteggio.  La serata di gala dell’Auditorium Conciliazione chiude il cerchio dedicato al crimine presentando, appunto, Crimini: La Collection, curata proprio da De Cataldo.
La giornata si conclude poi con la Serata Fox che presenta Il mostro di Firenze e in contemporanea la seconda Notte dei Lunghi Marcelli con Marcello Cesena e il suo Jean-Claude. Infine, alle 22.45 sara proiettata l’anteprima dell’atteso tv movie di Studio Universal Helter Skelter.

Stefania Fiorese

Roma Fiction Fest, Seconda Giornata




La seconda giornata del Festival si è rivelata altrettanto ricca di eventi.
La giornata è stata inaugurata dalll'attesissima Masterclass di Lost, che contava più di mille persone, molte delle quali in fila già dalle prime ore del mattino.

L'attesa delle centinaia di fan è stata premiata con l'inaspettato intervento di Matthew Fox, alias dottor Jack Shephard, all'evento che già prevedeva come ospiti gli autori della serie, Carlton Cruise, Damon Lindelof e Jack Bender, che, tra una battuta e una domanda del pubblico hanno trascorso in sala un paio d'ore, intervallate dalla proiezioni di diverse clip provenienti dalla serie. Interrogati dal pubblico sul loro futuro professionale e sul futuro della serie, gli autori hanno risposto: "Siamo così impegnati con Lost, che il prossimo anno non pensare a nient'altro". Matthew Fox ha dichiarato che "La sceneggiatura di Lost è la più straordinaria che abbia mai letto», e ha aggiunto:  "Sì, gli autori mi hanno rivelato il finale: ma non è detto che sia quello vero".

Altro prestigioso appuntamento è stato quello con la conferenza stampa e la proiezione de "Le segretarie del 6°", fiction realizzata e prodotta da Edwige Fenech. Alla conferenza, insieme al regista Angelo Longoni e alla Fenech, hanno partecipato il Direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce e tutto il cast. Grandi assenti le quattro attrici principali, però giustificate: "Tre di loro, Antonia Liskova, Micaela Ramazzotti e Tosca D’Aquino stanno lavorando, mentre la quarta, Claudia Gerini, è incinta, parecchio incinta…" spiega il regista.



Nel pomeriggio si sono susseguite le proiezioni aperte al pubblico di Fessbuc, Raffinati, Negli occhi dell'assassino, Le sette vite del rock e Un caso di coscienza 4, con molti elementi dei cast presenti. In serata, invece, è stato il turno di Boris 3 e Distretto di Polizia 9, Buddenbrooks, Moana e alla prima Notte dei Lunghi Marcelli con lo spassosissimo Maccio Capatonda (Marcello Macchia), che ha riempito totalmente la sala lasciando all'esterno molti fan impossibilitati ad entrare per la troppa folla.
Stefania Fiorese

Si inaugura oggi la terza edizione del RFF




La terza edizione del Roma Fiction Fest ha avuto inizio oggi con la conferenza stampa di apertura all'Auditorium Conciliazione e alla Multisala Adriano. Il direttore artistico Steve Della Casa ha illustrato ai giornalisti il programma della manifestazione.

Anteprime, proiezioni, appuntamenti con personaggi e conferenze, tutti divisi per sezioni tematiche, si affiancano a l'importante iniziativa del Blindsight Project, con una sala riservata a proiezioni sottotitolate e audiodescrizioni per un pubblico non vedente. E' la prima volta in tutta Europa che una manifestazione del genere offre questo tipo di servizio, rendendo Stefano Pierpaoli e Laura Raffaeli, gli ideatori, e l'organizzazione tutta del festival orgogliosi di questo primato.
Un'altra iniziativa vede coinvolto il vincitore dell'Oscar Sean Penn che, in collaborazione con l'agenzia di aiuti umanitari delle Nazioni Unite, ha girato gratuitamente uno spot sulla crisi alimentare, dei prezzi e del Terzo Mondo. Il Festival ha accettato di aderire al progetto e dargli il suo sostegno, trasmettendo lo spot nel corso della programmazione.

«Il Festival ha un corpo unico - dichiara Steve Della Casa - l'obiettivo di quest'anno è di creare un evento partecipato da tutti i tipi di pubblico e di professionisti del settore».

Primo prestigioso ospite di questa rassegna è stato oggi Edward Eugene Aldrin Jr., meglio noto come Buzz Aldrin, il secondo uomo a mettere piede sulla luna. In occasione del 40° anniversario dello sbarco lunare avvenuto il 20 luglio 1969, il RomaFictionFest ha presentato in anteprima mondiale il film per la tv "Moonshot - The Flight of Apollo 11" (Moonshot -L’Uomo sulla Luna), proiettato in HD, in collaborazione con The History Channel.



In seguito è stato il turno di Giulio Scarpati, Margot Sikabonyi, Miki ed Eleonora Cadeddu, Lino Banfi, Ugo Dighero, Francesca Cavallin, la new entry Gabriele Cirilli e una ventina di altri fra attrici, attori e autori di Un medico in famiglia 6, che hanno sfilato sull’Orange Carpet della Multisala Adriano tra due ali di folla gioiosa per presenziare poi alla proiezioni di una puntata in anteprima mondiale della serie, preceduta da un breve riassunto dei primi sette episodi.
Stefania Fiorese

Ludovico Einaudi, Robert & Ronald Lippok, Roma incontra il Mondo

Lunedi 29 Giugno il laghetto di Villa Ada, nel corso della rassegna "Roma incontra il mondo" ha ospitato il concerto del trio Whitetree. Una sopresa, per chi si aspettava uno sconosciuto gruppo indie, scoprire che dietro a questo nome anglofono si trovava Ludovico Einaudi, considerato uno dei migliori pianisti italiani, e i due fratelli Lippok, parte di una band di culto tedesca. Gli artisti, nell'ambito di un ambizioso progetto che unisce musica classica ed elettronica, hanno presentato l'album "Cloudland", ispirato al romanzo "The Palm-Wine Drinkard" dello scrittore nigeriano Amos Tutola.

Non è una novità, per Einaudi, sperimentare con contaminazioni musicali, come testimonia la sua partecipazione a un gruppo rock progressive all'inizio della sua carriera. Il progetto tra i tre artisti nasce da un incontro di alcuni anni fa, durante un concerto dei To Rococo Rot (la band dei fratelli Lippok) a Milano. Einaudi racconta: "Mi piacque molto la loro esibizione, andai a trovarli nel loro camerino e ci trovammo d'accordo sul fatto che sarebbe stato bello collaborare insieme, un giorno".

Anche i due fratelli avevano sempre desiderato mescolare la loro musica con qualcosa di totalmente diverso. "Quando Ludovico si siede al piano è pura energia e il nostro album vive di questo aspetto. Il nostro sound a volte è molto potente e a volte è delicato, ma sempre aperto alle novità", sottolinea Robert Lippock. 

Così, dopo alcuni isolati concerti nel 2006 e nel 2008, il trio ha deciso di unirsi e dar vita a un vero e proprio album, che racchiudesse le esperienze di ciascuno. Il dialogo fluisce nelle note realizzando immagini di grande fascino, eliminando e smentendo ogni definizione e lasciando spazio alla pura essenza della musica, in cui niente è assoluto o catalogato, ma dove ogni nota è una sopresa, alternando esplosioni di energia a momenti di rilassante e introspettiva calma.

Stefania Fiorese

http://www.einaudiwebsite.com/

http://www.myspace.com/torococorot

http://www.villaada.org/

Coraline e la porta magica

CORALINE E LA PORTA MAGICA

di Henry Selick

La prima persona a cui viene da pensare leggendo o ascoltando la frase “Dal regista di ‘The Nightmare Before Christmas’” è, sicuramente per ottime ragioni, quell’inimitabile genio di nome Tim Burton. Sbagliato. Perché non tutti sanno che il regista ufficiale dell’avventura natalizia di Jack Skeleton, ormai diventata un vero e proprio cult, è Henry Selick. Amante della stop-motion come Burton, nel suo “Coraline e la Porta Magica”, riesce a coniugare per la prima volta animazione e nuove tecnologie 3D.
Coraline è il prodotto della fantasia dello scrittore Neil Gaiman e di un suo casuale ma provvidenziale refuso (avrebbe dovuto essere Caroline). Ha undici anni e si è da poco trasferita in una nuova casa con i suoi genitori. Ma questi sono troppo presi dal loro lavoro per occuparsi di lei e, mentre vaga in un annoiato giro esplorativo dell’abitazione, scopre una porticina che conduce ad un mondo del tutto speculare a quello da cui proviene. Qui l’unica differenza è la gentilezza mostrata dalle gente, che al posto degli occhi ha due bottoni. Tutto è apparentemente migliore: la sua altra-mamma, il suo altro-papà, i suoi vicini, dalle due attrici in pensione all’eccentrico acrobata addestratore di topi. Ma presto la piccola eroina dai capelli blu si accorgerà che non è tutto così idilliaco come sembra.
In tutto ciò Tim Burton non c’entra assolutamente nulla, ma ce lo ricordano continuamente le atmosfere da favola dark e la dicotomia tra i colori vivaci del “mondo nella porta” e quelli spenti e grigi della realtà di Coraline proprio come ne “La Sposa Cadavere”. Nel lavoro di Selick però è il ritmo che delude un po’. A volte la narrazione è talmente lenta che facilmente ci si distrae da quello che poteva davvero essere qualcosa di più che il primo riuscitissimo esperimento di stop-motion da vedere con gli occhialini del 3D.

Ma a parte questi momenti di leggera deconcentrazione, “Coraline” si rivela un suggestivo viaggio attraverso sogni, incubi e mondi fantastici alla “Alice nel Paese delle Meraviglie”(in cui il Bianconiglio è un topolino saltellante e la sua tana ovviamente è la Porta Magica), che riguarda tanto i bambini quanto gli adulti, i quali non possono uscire a testa alta da nessuno dei due universi paralleli.

Graziana Mirabile

Uscita del film in Italia: 19/06/2009
Con:  Dakota Fanning, Teri Hatcher, Keith David, Ian McShane, Jennifer Saunders, Dawn French
Nazionalità: USA
Anno: 2009
Genere: Animazione, Avventura, Famiglia, Fantasy

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Star Trek

By StephWithPh on 13:03

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STAR TREK


di J. J. Abrams

Ormai il cinema americano va avanti a remake, prequel e rebooting. Un ritorno come quello di “Star Trek” sul grande schermo era abbastanza prevedibile. Non così prevedibile invece è stata la riuscita dell’impresa da parte di J. J. Abrams. Deve essere stata dura vedersela con tre stagioni televisive e ben 10 film con protagonisti la nave spaziale Enterprise e il suo variegato equipaggio.
James Tiberius Kirk, figlio di un coraggioso comandante della Flotta Stellare, viene convinto ad abbandonare la sua vita di giovane ribelle e ad arruolarsi per seguire le orme paterne. Riesce con un imbroglio a partecipare ad una spedizione di salvataggio sull’Enteprise, dove si scontrerà con Spock, primo vulcaniano (in verità per metà umano da parte di madre) ad essere ammesso nell’Accademia della Flotta Stellare. Insieme i due, con l’aiuto degli altri membri dell’equipaggio, dovranno affrontare il cattivo di turno, ovvero il Capitano Romulano.
Abrams si avvale di un cast eccezionale. Tutti i ruoli sono fantasticamente ricoperti, soprattutto quello di Spock, interpretato da Zachary Quinto, il Sylar del telefilm “Heroes”, che sembra nato per prendere il posto di Leonard Nimoy, che compare nel film quasi a passargli il testimone. Un’irriconoscibile Eric Bana si nasconde sotto le spoglie del Capitano Romulano, mentre Simon Pegg veste i panni del simpatico Scotty.
Non è una banale storia d’amore o una fanatica trasposizione dettagliata degli elementi della saga a caratterizzare la pellicola. Sono piuttosto l’azione frenetica e senza respiro, gli ottimi effetti speciali, le musiche dell’ormai collaudato Michael Giacchino e soprattutto un’intensa vena umoristica, firma vera e propria del regista, che non si definisce assolutamente un “trekkiano”, anzi…
Il film mette comunque d’accordo tutti, sia i fan dell’immortale serie di “Star Trek” che possono sentirsi soddisfatti di non aver assistito ad una radicale rivoluzione (al contrario sono tante le citazioni e le buone interpretazioni), sia il giovane pubblico e tutti coloro che pensano che il saluto a “V” dei vulcaniani significhi “Che la Forza sia con te”.

Graziana Mirabile


Uscita del film in Italia: 08/05/2009
Con: Chris Pine, Zachary Quinto, Eric Bana, Simon Pegg, Winona Ryder
Nazionalità: USA
Anno: 2009
Genere: Fantascienza

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Chie-Chan e io

By StephWithPh on 12:43

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CHIE-CHAN E IO
di Giorgio Amitrano


tratto dal romanzo di BANANA YOSHIMOTO


commissione del NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA
con CATERINA CARPIO, ALESSIA GIANGIULIANI, GUGLIELMO MENCONI,
FRANCESCA PORRINI, CINZIA SPANO'
scene GUIDO BUGANZA
regia CARMELO RIFICI
produzione NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA, MERCADANTE TEATRO STABILE DI NAPOLI, TEATRO ELISEO



Adattamento teatrale del nuovo romanzo di Banana Yoshimoto, Chie-Chan e io racconta la storia di Kaori, una donna di quarantadue anni, e del rapporto profondo che la lega a sua cugina Chie-Chan, di cinque anni più giovane. È un legame particolare quello tra le due donne, al punto da rendere impossibile una vita fuori da questo nucleo; una dipendenza affettiva che mette in crisi la libera esistenza, priva di legami, della donna giapponese in cerca di emancipazione.
Banana riprende in questo libro, leggero e profondo, alcuni dei suoi temi ricorrenti: la solitudine, la convivenza con la morte e, soprattutto, la famiglia come invenzione: l’autrice contrappone alla famiglia biologica, in forte crisi nella società moderna, un nucleo familiare non convenzionale, all’interno del quale, in questo caso, il polo maschile ne è escluso. Come sempre, la Yoshimoto ci mostra personaggi che non hanno radici, orfani (una scena molto forte del romanzo è quella in cui Chie-chan scopre le reali circostanze della propria nascita e il suicidio della madre) che tentano di superare questo trauma “costruendosi” un’altra vita, quasi da favola, che aiuti loro a spiegare la realtà, consentendoli di entrare nell’età adulta.
La moda e l’Italia, sono due leitmotiv del romanzo. Altra ossessione del Giappone contemporaneo. Pur non essendo personalmente vittime del fashion style, le due donne vivono costantemente nel glamour. Kaori lavora in una boutique di lusso della zia, ed è costretta a viaggiare spesso tra Tokio e Milano per acquistare abiti e pur non coltivando l’interesse per la moda ha un forte senso estetico, osserva e commenta la bellezza degli abiti e la qualità delle stoffe. Molto probabilmente il motivo del racconto sta proprio qui: nella contrapposizione tra la vita pubblica di rappresentanza, la superficialità degli ambienti della moda, e il silenzioso e pacato comportamento (al limite dell’autismo) della vita privata, fatta di monotoni gesti, di piatti cucinati immancabilmente nello stesso modo e di un’unica canzone ripetuta.
Il mistero della vita appartata delle due protagoniste ha il potere di colmare il bisogno di affettività in maniera più completa e appagante di quanto la famiglia di origine o un uomo potrebbero fare.


dal 19 al 31 maggio 2009


PICCOLO ELISEO PATRONI GRIFFI
Via Nazionale, 183 − 00184 Roma
tel. botteghino: 06 4882114 06 48872222
info@teatroeliseo.it
http://www.teatroeliseo.it/
teatroeliseo.blogspot.it

ORARIO SPETTACOLI
Martedì, giovedì, venerdì – ore 20,45
Sabato ore 16,30 e 20,45
Mercoledì e domenica – ore 17,00
Lunedì riposo

COSTO DEI BIGLIETTI
poltronissima 22 euro – poltrona 16 euro

Il Canto di Paloma

IL CANTO DI PALOMA

di Claudia Llosa


Buio. Un canto che sembra un lamento. Un’anziana signora racconta il suo passato, il terrore negli occhi, il dolore nelle sue vene, e nel latte con cui ha cresciuto la sua bambina, figlia di una violenza. Nella scena iniziale c’è tutta la tragedia della storia di Fausta, la protagonista, nata da uno dei tanti stupri avvenuti durante il conflitto ventennale che ha avuto luogo in Perù, alla fine del secolo scorso, dove la violazione dei diritti umani era divenuta parte dell’orribile quotidianità. La pellicola di Claudia Llosa, vincitrice del Festival di Berlino, è fatta dello stesso dolore dei suoi personaggi, soffre con essi, e non lascia scampo allo spettatore, costretto a vivere le sofferenze del film, i suoi silenzi, i suoi dolorosi segreti.
Fausta vive nella povertà della periferia di Lima, l’imminente matrimonio della cugina sembra far passare in secondo piano la morte della madre. L’incubo di cui la ragazza è stata testimone dal ventre di sua madre sembra accompagnarla in ogni suo passo, al punto tale da spingerla ad infilarsi una patata nella vagina per avere uno scudo, una protezione contro i fantasmi del passato che non danno pace al presente, nonostante la guerra sia finita da anni. Unica via di scampo contro la paura è il canto, libero, improvvisato, consolatorio: come una bambina che cerca di allontanare i suoi incubi canticchiando, così Fausta attraverso il canto cerca di liberare la sua anima dal terrore in cui è nata e cresciuta.

Claudia Llosa racconta con una sensibilità tutta femminile una storia che potrebbe essere vera, figlia della Storia che il Perù ha conosciuto sulla propria pelle. Le immagini sono essenziali, i movimenti di macchina limitati, l’occhio della regista sembra perdersi nella povertà delle baraccopoli, chiamando lo spettatore a fare altrettanto. Le scenografie incantano, calde e suggestive, quasi ad offrire una via d’uscita dalla silente sofferenza del film. Per la giovane Fausta digerire il latte del dolore significherà trovare la strada che dalla paura si snoda verso la libertà.

Alessio Trerotoli

Uscita del film in Italia: 8/05/2009
Con:  Magaly Solier, Marino Ballón, Susi Sánchez, Efraín Solís, Bárbara Lazón, Karla Heredia, Delci Heredia, Anita Chaquiri
Nazionalità: Spagna, Perù
Anno: 2008
Genere: Drammatico

Feisbum

FEISBUM

di Alessandro Capone, Dino Giarrusso, Mauro Mancini, Serafino Murri, Giancarlo Rolandi, Emanuele Sana, Laura Luchetti

Social Netflop


In Italia si sa, ci crediamo sempre molto furbi, e ogni moda, ogni nuova tendenza è un motivo valido per costruirci intorno qualunque cosa, anche se fatta male, purché sia in linea con l’ultimo grido. E se l’ultimo grido è il fenomeno Facebook, il social network più diffuso al mondo (con 8 milioni di utenti soltanto in Italia), come non pensare di arrangiarci su un film per sfruttare al massimo l’ondata e richiamare al cinema più utenti/spettatori possibili? Ma non sempre 2+2 fa 4, perché gli otto episodi di questa commedia non sono altro che un’accozzaglia di personaggi improbabili, che mostrano le pratiche meno diffuse del social network e poco hanno a fare con il fenomeno in questione. Ma facciamo un passo indietro.
Facebook si basa soprattutto sulla possibilità di ritrovarsi sul web con amici e conoscenti di cui da tempo si erano perse le tracce (compagni di scuola, ex-fidanzate, ecc), oltre ovviamente a mantenere i contatti con persone che vivono a chilometri di distanza. Quello che invece mostra questo film a episodi è un lato del tutto truffaldino di tutto ciò: c’è chi si finge un surfista australiano per rimorchiare la ragazza che gli piace, chi simula di essere un misterioso missionario a Mogadiscio per truffare una sconosciuta, chi finisce all’ospedale perché non ha più i suoi ventimila (!) amici sul profilo, e via dicendo. In quest’ottica il film cerca di estremizzare la facciata più assurda degli utenti dei social network, e l’idea si potrebbe anche accettare se il tutto non fosse trattato con una superficialità e un’approssimazione tale da voler abbandonare la sala prima dei titoli di coda (e sarebbe un errore, visto che l’episodio più carino è proprio dopo di questi).

Ad ogni modo affidare l’ingrato compito di girare questi otto episodi ad un manipolo di giovani registi è stata un’idea piuttosto apprezzabile, anche se a dirla tutta il risultato finale non è stato proprio quello desiderato: più che dare agli esordienti la possibilità di mettersi in mostra, il film sembra una missione suicida per soldati alle prime armi. Un film diretto agli utenti di Facebook che sembra scritto appositamente per non piacere agli utenti di Facebook: un vero e proprio delitto cinematografico.

Alessio Trerotoli


Uscita del film in Italia: 8/05/2009
Con: Primo Reggiani, Gianni Garofalo, Anna Foglietta, Giulia Bevilacqua, Corrado Fortuna, Pietro Taricone, Gigi Angelillo, Rosaria De Cicco, Alessandro Roja, Pietro De Silva, Claudia Potenza, Margherita Massicci, Daniele De Angelis, Eugenia Costantini
Nazionalità: Italia
Anno: 2009
Genere: Commedia

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Che - Guerrilla

CHE - GUERRIGLIA

di Steven Soderbergh

O victoria o colpo di sonno


Come va intesa l’operazione Che Guevara realizzata da Steven Soderbergh? Due film separati, indipendenti, oppure un’opera unica, spezzata in due metà? La verità probabilmente sta nel mezzo: da un lato le due parti rappresentano i momenti decisivi dell’intensa vita del Che (non di Ernesto Guevara de la Serna, la cui storia è stata raccontata da Walter Salles nei bellissimi “Diari della motocicletta”), imponendosi come un biopic piuttosto uniforme sugli ultimi vent’anni del rivoluzionario argentino. Dall’altro si tratta però di due pellicole profondamente diverse: laddove la prima eccelleva (nel montaggio, nella narrazione, nello stile), la seconda si rivela invece piuttosto deludente.
Già dal titolo – Guerriglia – si intuisce che stavolta i giochi saranno differenti: la discussione politica (uno dei punti forti de “L’Argentino”) sparisce dalla narrazione, i salti temporali del film precedente lasciano spazio ad una fabula lineare e piuttosto banale, inoltre il personaggio stesso del Che sembra perdere le tantissime sfumature che avevano contribuito ad esaltarne il fascino nel primo film. Differenze quantomeno bizzarre per un’opera concepita come un film unico, anche perché la giungla boliviana non è poi così differente dalla Sierra cubana. Forse il Che (e di conseguenza il film) senza un personaggio complementare come Fidel Castro perde gran parte del suo fascino? Di certo la seconda parte dell’opera di Soderbergh senza Castro va a perdere un punto di riferimento politico fondamentale, per trasformarsi in due ore di vita da giungla, noiosa, piatta, dove i punti morti hanno la meglio sui guerriglieri e sul loro comandante. Inoltre la rivoluzione cubana, inutile dirlo, ha un fascino totalmente diverso rispetto all’improbabile rivoluzione boliviana, dove il Che è un personaggio già raccontato, già affermato, già visto e, quel che peggio, non voluto.

“Guerriglia” difetta proprio dove “L’Argentino” aveva convinto, lasciandoci perplessi di fronte ad una seconda parte decisamente al di sotto delle aspettative, dove la fine del comandante si rivela quasi una liberazione. Nella bellissima “Transamerika” i Modena City Ramblers, a proposito della morte del Che, dicevano che “regna l’ombra in Valle Grande”. Per colpa di Soderbergh a regnare in Valle Grande stavolta è soltanto la noia.

Alessio Trerotoli




Uscita del film in Italia: 30/04/2009
Con: Benicio Del Toro, Demian Bichir, Santiago Cabrera, Elvira Mínguez, Jorge Perugorría, Edgar Ramirez, Victor Rasuk, Armando Riesco, Catalina Sandino Moreno, Rodrigo Santoro, Unax Ugalde, Yul Vázquez, Carlos Bardem, Joaquim de Almeida, Eduard Fernández
Nazionalità: Spagna, Francia, USA
Anno: 2008
Genere: Biografico, Drammatico, Guerra



State Of Play

STATE OF PLAY

di Kevin Macdonald

Manuale di giornalismo


Una volta Filippo Sacchi ha scritto che al cinema conta soltanto una cosa: il cinema. Così come in amore conta una cosa soltanto: l’amore. Soprattutto per questo motivo l’ultimo lavoro di Kevin Macdonald merita tutti i nostri consensi: perché nonostante un colpo di scena finale un po’ forzato e una struttura narrativa che non aggiunge molto al genere, si tratta di cinema puro, al 100%, che va oltre quelli che potrebbero essere i suoi difetti per andare dritto all’obiettivo: insinuare i suoi tentacoli lungo le poltroncine del cinema e avvinghiare il pubblico negli intrighi della trama, sorretta dallo sguardo sornione dell’ottimo Russel Crowe (gladiatore d’esperienza).

Al veterano della carta stampata Cal McAffrey viene affidato un pezzo sull’omicidio di un giovane scippatore, ucciso la notte precedente a colpi di pistola. In redazione arriva anche la notizia della morte accidentale della giovane assistente di un uomo politico in ascesa, Stephen Collins: si (s)parla di una relazione tra il politico e la ragazza, una succosa notizia di gossip per il blog della versione online del giornale, tenuto dalla caparbia Della Frye. I due giornalisti, nonostante le iniziali diffidenze (interessante in tal senso l’accenno alla diatriba tra giornalista cartaceo e blogger, una tematica molto attuale che meriterebbe un approfondimento a parte), troveranno una relazione tra i due casi, dietro ai quali si nasconde uno scandalo da milioni di dollari.

Macdonald omaggia a gran voce “Tutti gli uomini del presidente” (probabilmente il capolavoro essenziale sul mondo del giornalismo), mostrando il lavoro che c’è dietro un’inchiesta giornalistica, e allo stesso tempo la faccia meno pulita del mondo della politica. Giorni e notti dedicate ad inseguire una voce, un contatto, una fonte, tutto per riuscire a mandare l’articolo in stampa, per urlare a squarciagola una versione della verità, quella di un giornalismo che sembra non esistere più. E finalmente sui titoli di coda le rotatorie possono stampare parole e sudore di un articolo, sulle note sofferte dell’azzeccata “Long as I can see the light” dei Creedence.

Alessio Trerotoli

Uscita del film in Italia: 30/04/2009
Con: Russell Crowe, Ben Affleck, Rachel McAdams, Helen Mirren, Wendy Makkena, Katy Mixon, Viola Davis, Jeff Daniels, Maria Thayer, Harry Lennix, David Harbour, Rob Benedict, Zoe Lister Jones, Gregg Binkley, Arabella Field
Nazionalità: USA, UK, Francia
Anno: 2009
Genere: Crimine, Drammatico, Thriller

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MArteLive 2009, Paolo Benvegnù ospite il 12 maggio

By StephWithPh on 08:35

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Martedi 12 maggio terzo appuntamento con MArteLive lo Spettacolo Totale. Ospite speciale della serata un cantautore d'eccezione del panorama indipendente italiano, Paolo Benvegnù, l'ex chitarrista-cantante e fondatore degli Scisma. Oltre a Benvegnù tra gli altri ospiti confermati Casador (ex Giardini di Mirò), i CFF e il nomade Venerabile. 
Per la letteratura per la Anonima Scrittori mentre nello spazio cinema l'ospite speciale sarà Lorenzo Sportiello che presenterà il suo ultimo cortometraggio “Col sangue agli occhi”. Per la sezione fumetto ospite Giacomo "Keison" Bevilacqua.
Cliccando sulle singole voci sarà possibile consultare il programma degli artisti confermati per alcune delle sezioni artistiche: Musica, Teatro, Danza, Letteratura, Cinema, Videoclip, Fumetto, Fotografia, Arte Circense. Per il programma completo della serata, informazioni sui biglietti, costi, orari e modalità di ingresso rimanete sintonizzati sul sito www.martelive.it 




Riunione di famiglia

By StephWithPh on 08:24

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RIUNIONE DI FAMIGLIA



Dopo ben 11 anni, il regista danese Thomas Vinterberg, ritorna con una pellicola presentata all’ultimo Festival del Cinema di Roma e distribuita solo ora nelle sale italiane.
Il giovane cuoco Sebastian scopre di essere il figlio del grande cantante d’opera Karl Kristian Schmidt, in occasione della visita di quest’ultimo nel suo paesino d’origine. Cresciuto con la convinzione che il padre fosse morto suicida, Sebastian è balbuziente fin da bambino e l’inaspettata rivelazione non farà altro che peggiorare la sua situazione. In più, dopo tanti anni, ritrova una vecchia fiamma della sua infanzia, Maria, con la quale riprenderà una storia d’amore e per la quale lascerà la fidanzata Claudia. Ma intrighi ed equivoci ingarbuglieranno la vicenda fino alla fatidica festa organizzata per il famoso cantante.
Il “lato comico” del film è accresciuto da una serie di brillanti e divertenti personaggi come la compagna della madre di Sebastian o i colleghi-amici del protagonista alle prese con il bizzarro chef svedese, incaricato della cena per la festa in onore di Schmidt.
A detta dello stesso Vinterberg, “Riunione di famiglia” è un vero e proprio remake di “Festen – Festa in famiglia” (film completamente aderente alle regole dettate da Dogma 95, movimento cinematografico di cui il regista è un grande esponente, insieme a nomi come Lars Von Trier e Kristian Levring) in chiave di commedia, raccontando in modo divertente crisi e conflitti familiari.
Qui però ci si discosta molto dallo stile Dogma. Il montaggio frammentato e gli evidenti errori di raccordo vengono compensati da una fotografia luminosa e da accesi colori, che portano ad un finale che invece di oscurare la scena, la illumina.

Vinterberg è capace di regalare sequenze visive emozionanti e suggestive, come la rincorsa a carponi di Sebastian tra i palloncini colorati sul tavolo della cena. Tutto è guardato con leggerezza ed ironia, e l’alone drammatico che avvolge le problematiche trattate viene disciolto dall’umorismo e dalla voglia di verità e di crescita.

Graziana Mirabile

Uscita del film in Italia: 30/04/2009
Con: Oliver Møller Knauer, Thomas Bo Larsen, Ronja Mannov Olesen, Helene Reingaard Neumann
Nazionalità: Danimarca, Svezia
Anno: 2007
Genere: Commedia

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Nemico Pubblico n°1 - parte seconda

NEMICO PUBBLICO N°1 - L'ORA DELLA FUGA (parte II)

di  Jean-François Richet

Parigi a mano armata


Chi era davvero Jacques Mesrine? Un delinquente? Un gangster? Un idealista? Un rivoluzionario? Un gentiluomo? Un trasformista? Un genio? La risposta è probabilmente in tutti questi attributi, ed è la risposta che il regista Jean François Richet prova a dare attraverso questo biopic, finalmente completo dopo la prima parte, “L’istinto di morte”, che aveva lasciato in sospeso troppi lati della personalità di Mesrine. Ora possiamo dirlo: si tratta di un grande film, completo, ricco di azione, fascino, humour, personalità. Vincent Cassel da parte sua incolla alla poltrona e lo fa con il sorriso sulle labbra.
“L’ora della fuga” chiude perfettamente il cerchio aperto con “L’istinto di morte”: Mesrine è tornato in Francia, continua ad essere catturato dalla polizia e puntualmente ad evadere in modo rocambolesco, si innamora, diventa un fenomeno mediatico, popolare, anche grazie all’autobiografia che scrive in carcere e alle interviste rilasciate ai magazine francesi: «Non ho l’impressione di infrangere la legge, ma solo di rubare a chi ruba più di me», afferma ai microfoni dei giornalisti, nonostante il suo compagno di fuga (Mathieu Amalric, sempre ottimo) gli ricordi che sono «delinquenti, non idealisti». Ma Mesrine è uno che amava cantare «Je ne regrette rien» (“io non rimpiango nulla”): c’è da crederci.

Mesrine (guai a non pronunciarlo come vuole il protagonista, ovvero Merìn!) è un nome entrato nella leggenda: un brutale terrorista per la società, un leale idealista per chi l’ha avuto vicino, un trasformista capace di farsi beffe del capitalismo imperante (celebre la sua crociata contro il sistema bancario). Attenzione: l’opera di Richet non intende idealizzare un omicida, ma semplicemente offre un punto di vista il più possibile obiettivo su una personalità complessa e interessante come quella di Mesrine, regalando al cinema francese un personaggio affascinante nelle sue sfumature quanto spaventoso nella sua pericolosità.

Alessio Trerotoli

Uscita del film in Italia: 17/04/2009
Con: Vincent Cassel, Ludivine Sagnier, Gérard Lanvin, Samuel Le Bihan, Mathieu Amalric, Olivier Gourmet, Georges Wilson, Michel Duchaussoy, Myriam Boyer, Alain Doutey, Anne Consigny, Laure Marsac, Alain Fromager
Nazionalità: Francia, Canada
Anno: 2008
Genere: Azione, Biografico, Crimine, Drammatico, Thriller

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Disastro a Hollywood

DISASTRO A HOLLYWOOD
di Barry Levinson

Il paradiso perduto del cinema

“Il mondo del cinema è un rigagnolo di soldi spietato e superficiale dove i ladri e i ruffiani girano a piede libero, e le persone perbene crepano come cani. Ma poi c’è anche un lato negativo”. Così afferma Bruce Willis in una scena del film, e la descrizione sembra perfettamente inserirsi all’interno della cornice confezionata dal premio Oscar Barry Levinson, maestro nel raccontare giochi di potere e cinici meccanismi della società americana. “Disastro a Hollywood”, basato sul libro del produttore Art Linson (anche sceneggiatore del film), è una movimentata commedia in cui i fili dell’industria cinematografica si intrecciano e si sfaldano fino a soffocare i personaggi stessi che li muovono.

Il passare dei giorni scandisce il ritmo del film: saranno due settimane d’inferno per il navigato produttore Ben (Robert De Niro), alle prese con un film da rimontare anche contro il volere del regista (prima della presentazione a Cannes); Bruce Willis che a causa del suo look irriconoscibile potrebbe mandare a monte una nuova pellicola e i contratti ad essa legati; i problemi dovuti alla separazione dalla moglie ed una figlia non proprio innocente. Affari di cuore e affari di cinema, amori irrecuperabili e attori impresentabili, agenti complessati e registi testardi: in due settimane la vita di Ben non conosce pause, non conosce sorrisi, solo una lunga salita che sembra portarlo verso l’orlo del precipizio.

Quello di Levinson è cinema che si nutre di se stesso e che gioca a prendersi anche un po’ in giro: l’armonica di Ennio Morricone accompagna lo spoglio dei commenti del pubblico dopo l’anteprima disastrosa del nuovo film con Sean Penn, Bruce Willis che non vuole essere Bruce Willis, agenti che temono i loro stessi clienti. Un vero e proprio girone dell’inferno dove la dannazione eterna è costituita dall’industria hollywoodiana, con i suoi contratti, le sue penali, i suoi insostenibili ritmi, mentre fuori dall’ufficio c’è una vita privata che aspetta il paradiso. Ma quello di Ben, al contrario di Levinson, non è altro che un paradiso perduto.

Alessio Trerotoli

Uscita del film in Italia: 17/04/2009
Con:  Robert De Niro, Bruce Willis, Stanley Tucci, John Turturro, Sean Penn, Robin Wright Penn, Kristen Stewart, Michael Wincott
Nazionalità: USA
Anno: 2009
Genere: Commedia, Drammatico

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Gli amici del bar Margherita

GLI AMICI DEL BAR MARGHERITA

di Pupi Avati

Eravamo quattro amici al bar

Il 1954 è stato un anno speciale nella storia italiana: l’avvento della televisione, la nascita del festival di Sanremo, il lancio delle prime automobili utilitarie lo ha reso probabilmente uno dei momenti più accecanti del boom economico, dove illusioni e speranze si fondevano in un tutt’uno con l’ottimismo. All’interno di questa cornice nasce l’ultimo film di Pupi Avati, che attraversa la Bologna raccontata dal “Papà di Giovanna” per spostarsi verso un leggendario bar della celebre via Saragozza, con i suoi eclettici frequentatori.

L’occhio del regista è offerto dalla figura di Taddeo, detto Coso, un ragazzo di 18 anni che non desidera altro che entrare a far parte della cerchia del bar Margherita. L’occasione arriva quando Al decide di usare il ragazzo come autista per i suoi giri notturni: Coso entra così a far parte di un mondo speciale nella sua normalità, fatto di tic, sogni, goliardia e scherzi mostruosi. La carrellata di personaggi del bar vanta le personalità più differenti, che messe insieme riescono a creare un’alchimia esplosiva, capace di far saltare matrimoni o di mandare a Sanremo chi non sa cantare.

Diego Abatantuono, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè, Fabio De Luigi, Laura Chiatti, Luisa Ranieri, Gianni Cavina, Katia Ricciarelli e il giovane Pierpaolo Zizzi: solo alcuni dei nomi di questo film corale che permette a Pupi Avati di tornare con la mente alla sua adolescenza per raccontare personaggi da lui mitizzati, innalzati a veri e propri déi, prima che la maturità e i sogni nel cassetto lo portassero lontano da quei luoghi protettivi ma privi di futuro. Un film corale dove ogni personaggio è la ruota di un carro che funziona, che magari non va troppo lontano, ma che riflette la nostalgia per un passato ascoltato mille volte nei leggendari racconti di genitori e zii, quando si stava meglio pur stando peggio. Avati non fa altro che questo: racconta la storia della “sua” Bologna con il cuore in una mano e la macchina da presa nell’altra, e soprattutto con lo sguardo di un uomo maturo degli anni 2000. L’Italia era anche questa qua.

Alessio Trerotoli
Uscita del film in Italia: 3/04/2009
Con:  Diego Abatantuono, Pierpaolo Zizzi, Laura Chiatti, Fabio De Luigi, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè, Luisa Ranieri, Claudio Botosso, Gianni Ippoliti, Gianni Cavina, Katia Ricciarelli
Nazionalità: Italia
Anno: 2009
Genere: Commedia, Drammatico