Ho avuto l'onore di poter assistere alle prove del Macbeth della Compagnia Lavia-Anagni che debbutterà giorno 9 c.m. al Teatro Verdi di Pisa e che arriverà a Roma al teatro Argentina dal 15 al 29 aprile. In realtà le prove sono aperte a tutti, chiunque può sedersi sulle comode poltroncine del teatro pisano (dove la compagnia prova dall' 11 di dicembre) e godersi lo spettacolo o meglio quello che c'è dietro lo spettacolo. Consiglio a tutti un'esperienza simile, soprattutto a chi aspira a lavorare nel campo. Vedere la grande macchina dello spettacolo, quella delle grandi produzioni, muoversi è assai entusiasmante. Capisci, solo quando guardi coi tuoi occhi, quanta gente lavora dietro le quinte, quanti diversi ruoli ci sono e quanto è difficile coordinare il gruppo. Eppure nonostante tutto anche qui si respira aria di "famiglia".
Gli attori sono lì che scherzano e chiacchierano, sono spesso i meno disciplinati ma tanto goliardici. Sono un gruppo unico, smorzano il tono quando l'atmosfera è tesa, ti sfidano in sciocche gare e poi litigano per stupidagini. Sulle tavole di legno si incontrano uomini e donne di diverse paesi e scuole, si stringono amicizie, ognuno cerca di far spiccare il suo talento, questa è una grande occasione, ma nello stesso tempo l'uno sostiene l'altro come può, vedi le tre donne del gruppo: Giorgia Sinicorni, Chiara Degani, Giulia Galiani o come le chiama Lavia: Giorgina, Chiarina e Giulietta (che sono: streghe, sicari, vecchie e cameriere tutto insieme) che nel difficile momento delle prime prove, dove l'impatto col regista è assai forte, dove si pretende da loro di capire la strada che si sta per imboccare e cambiare anche se stesse e il loro modo di lavorare, si fanno forza l'un l'altra.
Poi ci sono i tecnici, grandi pilastri dello spettacolo, sempre pronti a rispondere alle mille esigenze del caso, durante la prova Lavia chiama i loro nomi (Riccardone-tecnico audio-Riccardo Benassi, Pietrone-Tecnico Luci-Pietro Sperduti, Andrea-Costumista-Andrea Viotti, Lucianone-Macchinista-Luciano Cozzi, Sandrone-Scenografo-Alessandro Camera) e da lontano si sente la loro voce che risponde: "Si Gabriele...". Sono le persone più stimate, vengono interpellate anche per pareri artistici e il loro "si è bello" o "no, meglio com'era prima" può anche variare le sorti dello spettacolo finale.
Sparsi un po' lì, un po' qui si possono trovare gli assistenti, pronti a tutto, nel vero senso della parola, le tragedie sono dietro l'angolo, anzi, in scena. Spesso le cose non vanno come dovrebbero e sono loro che prendono le colpe maggiori, non perché siano pessimi ma per la dura legge di questo mondo sono chiamati ad immolarsi per la causa. Troviamo Francesca (Cannone) accanto al tavolo di regia, lei ha più esperienza con Lavia e compagnia "bella", dietro le quinte c'è Chiara (Macinai) che si occupa dell'attrezzeria e in eterna guerra con quelle maledette lettere o con quel affollatissimo attaccapanni (se andrete a vedere lo spettacolo capirete). In prima fila c'è Alessandra (Evangelisti) che in realtà molto tempo ferma non ci resta "Serve il cotone. Chi va a comprarlo?" questo e tanto altro sono di sua competenza. Sotto il palco, anche se dovrebbe essere nella buca, c'è Manuele (Guarnacci) il suggeritore, il ruolo peggiore, sempre lì pronto a dare le battute, tutt'uno col testo, poco può godersi lo spettacolo, anzi, può beccarsi l'ira degli attori se commette un fallo in entrata o un qualsiasi altro errore. Ma tutti son lì che chiedono scusa a lui se si sbaglia e si tradisce il testo, quasi come se il suggeritore, in questo caso, rappresentasse Shakespeare in persona, quale onore. Infine può capitare di incontrare un simil clone di Gabriele Lavia. A Michele (Lisi) è stato dato il compito di impersonare Macbeth quando il maestro ha bisogno di avere un'idea globale della scena,è il così detto "doppio", deve memorizzare e rifare a comando i movimenti in scena.
All'appello poi mancano: Mariano Anagni, il produttore, l'assistente scenografa Daria Villani, l'assistente costumista Lucrezia Farinella (che a causa della nostra omonimia parecchie gaffe si sono fatte) e tutta la sartoria e come non ricordare Gaia, sostenitrice e spettatrice fedele di tutta le giornate di prove, sempre pronta con la sua telecamerina "bellina" e i suoi 50 giga di materiale archiviato.
E infine Gabriele Lavia, che il sol nome mette a disagio. Qualche curiosità su di lui? Vediamo... beve cappuccini durante le prove, ha 66 anni (anche se lui già dice 67) ed è ancora in grado di saltare da un metro e mezzo d'altezza, che dà vezzeggiativi a chi lavora con lui già ve l'ho accennato.
Sono entrata in teatro il primo giorno con un'idea ben precisa di lui, assai soggettiva a dire il vero, ma comunque mia. Dopo sette ore lì dentro pensavo di avere le risposte a tutto. Il suo modo di lavorare, le pretese tecniche recitative, le sue idee personalissime sono entrate a contatto con le mie, ne è venuto fuori un bel pasticcio ma fertile, su cui forse ho già piantato un seme. Niente pause inutili, attraversare le parole, dire le battute all'attore che ci sta difronte per poterlo far vivere. Il tono mai a calare, la voce sporca, la naturalezza e mai l'artificiosità. Quest'interpretazione del Macbeth qualche volta anche comica, decontestualizzata storicamente, con tagli e salti nel testo, tutto mi è servito. Non sono d'accordo con tutte le scelte fatte, a volte ho trovato il modo di fare di Lavia troppo maschilista, la visione del suo Macbeth non è per nulla corale ma individualista, ma sono scelte di regia e allo spettatore va la sentenza finale. Un sorriso, però, mi è scappato, quando ho visto davanti a me il gruppo degli attori al completo, in scena, in un momento di pausa, tutti adunati intorno a lui, attenti ad ascoltare le sue parole che raccontavano di esperienze passate, con aneddoti anche divertenti. Da ogni persona di questo mondo c'è d'apprendere, Lavia rappresenta un quarantennio del nostro teatro e anche se non si è d'accordo con lui, si trova sempre qualcosa da imparare.
Vorrei solamente aggiungere il mio personalissimo plauso a Giovanna Di Rauso (Lady Macbeth) e alla sua grande resistenza. A volte le prove dei suoi monologhi erano interminabili, Lavia è un regista molto esigente, lei come coprotagonista, ovviamente, ha una responsabilità più grande e quindi più lavoro da affrontare. Sono rimasta spiazzata dalla sua grande resistenza e forza d'animo, sempre pronta a provare e riprovare senza mai cedere ad una crisi di nervi. Dalla mia poltroncina cercavo goffamente di sostenerla, solidarietà femminile, volevo quasi pregare per lei, perchè non crollasse.
Giorno dopo giorno, mi sono sentita anch'io parte del gruppo, anche se ero ferma immobile in quella seconda fila della parte sinistra della platea del teatro Verdi di Pisa. Porto a casa tutto, l'ho chiuso in un sacco e di tanto in tanto, quando ne ho bisogno, lo riapro e vedo se trovo qualcosa che può servirmi. Adesso ci do l'ultima sbirciatina e poi lo richiudo... ma cosa c'è sul fondo... "c'è una macchia", oddio che puzza. Oh no è la torba!!! (quando vedrete lo spettacolo capirete)
Gli attori sono lì che scherzano e chiacchierano, sono spesso i meno disciplinati ma tanto goliardici. Sono un gruppo unico, smorzano il tono quando l'atmosfera è tesa, ti sfidano in sciocche gare e poi litigano per stupidagini. Sulle tavole di legno si incontrano uomini e donne di diverse paesi e scuole, si stringono amicizie, ognuno cerca di far spiccare il suo talento, questa è una grande occasione, ma nello stesso tempo l'uno sostiene l'altro come può, vedi le tre donne del gruppo: Giorgia Sinicorni, Chiara Degani, Giulia Galiani o come le chiama Lavia: Giorgina, Chiarina e Giulietta (che sono: streghe, sicari, vecchie e cameriere tutto insieme) che nel difficile momento delle prime prove, dove l'impatto col regista è assai forte, dove si pretende da loro di capire la strada che si sta per imboccare e cambiare anche se stesse e il loro modo di lavorare, si fanno forza l'un l'altra.
Poi ci sono i tecnici, grandi pilastri dello spettacolo, sempre pronti a rispondere alle mille esigenze del caso, durante la prova Lavia chiama i loro nomi (Riccardone-tecnico audio-Riccardo Benassi, Pietrone-Tecnico Luci-Pietro Sperduti, Andrea-Costumista-Andrea Viotti, Lucianone-Macchinista-Luciano Cozzi, Sandrone-Scenografo-Alessandro Camera) e da lontano si sente la loro voce che risponde: "Si Gabriele...". Sono le persone più stimate, vengono interpellate anche per pareri artistici e il loro "si è bello" o "no, meglio com'era prima" può anche variare le sorti dello spettacolo finale.
Sparsi un po' lì, un po' qui si possono trovare gli assistenti, pronti a tutto, nel vero senso della parola, le tragedie sono dietro l'angolo, anzi, in scena. Spesso le cose non vanno come dovrebbero e sono loro che prendono le colpe maggiori, non perché siano pessimi ma per la dura legge di questo mondo sono chiamati ad immolarsi per la causa. Troviamo Francesca (Cannone) accanto al tavolo di regia, lei ha più esperienza con Lavia e compagnia "bella", dietro le quinte c'è Chiara (Macinai) che si occupa dell'attrezzeria e in eterna guerra con quelle maledette lettere o con quel affollatissimo attaccapanni (se andrete a vedere lo spettacolo capirete). In prima fila c'è Alessandra (Evangelisti) che in realtà molto tempo ferma non ci resta "Serve il cotone. Chi va a comprarlo?" questo e tanto altro sono di sua competenza. Sotto il palco, anche se dovrebbe essere nella buca, c'è Manuele (Guarnacci) il suggeritore, il ruolo peggiore, sempre lì pronto a dare le battute, tutt'uno col testo, poco può godersi lo spettacolo, anzi, può beccarsi l'ira degli attori se commette un fallo in entrata o un qualsiasi altro errore. Ma tutti son lì che chiedono scusa a lui se si sbaglia e si tradisce il testo, quasi come se il suggeritore, in questo caso, rappresentasse Shakespeare in persona, quale onore. Infine può capitare di incontrare un simil clone di Gabriele Lavia. A Michele (Lisi) è stato dato il compito di impersonare Macbeth quando il maestro ha bisogno di avere un'idea globale della scena,è il così detto "doppio", deve memorizzare e rifare a comando i movimenti in scena.
All'appello poi mancano: Mariano Anagni, il produttore, l'assistente scenografa Daria Villani, l'assistente costumista Lucrezia Farinella (che a causa della nostra omonimia parecchie gaffe si sono fatte) e tutta la sartoria e come non ricordare Gaia, sostenitrice e spettatrice fedele di tutta le giornate di prove, sempre pronta con la sua telecamerina "bellina" e i suoi 50 giga di materiale archiviato.
E infine Gabriele Lavia, che il sol nome mette a disagio. Qualche curiosità su di lui? Vediamo... beve cappuccini durante le prove, ha 66 anni (anche se lui già dice 67) ed è ancora in grado di saltare da un metro e mezzo d'altezza, che dà vezzeggiativi a chi lavora con lui già ve l'ho accennato.
Sono entrata in teatro il primo giorno con un'idea ben precisa di lui, assai soggettiva a dire il vero, ma comunque mia. Dopo sette ore lì dentro pensavo di avere le risposte a tutto. Il suo modo di lavorare, le pretese tecniche recitative, le sue idee personalissime sono entrate a contatto con le mie, ne è venuto fuori un bel pasticcio ma fertile, su cui forse ho già piantato un seme. Niente pause inutili, attraversare le parole, dire le battute all'attore che ci sta difronte per poterlo far vivere. Il tono mai a calare, la voce sporca, la naturalezza e mai l'artificiosità. Quest'interpretazione del Macbeth qualche volta anche comica, decontestualizzata storicamente, con tagli e salti nel testo, tutto mi è servito. Non sono d'accordo con tutte le scelte fatte, a volte ho trovato il modo di fare di Lavia troppo maschilista, la visione del suo Macbeth non è per nulla corale ma individualista, ma sono scelte di regia e allo spettatore va la sentenza finale. Un sorriso, però, mi è scappato, quando ho visto davanti a me il gruppo degli attori al completo, in scena, in un momento di pausa, tutti adunati intorno a lui, attenti ad ascoltare le sue parole che raccontavano di esperienze passate, con aneddoti anche divertenti. Da ogni persona di questo mondo c'è d'apprendere, Lavia rappresenta un quarantennio del nostro teatro e anche se non si è d'accordo con lui, si trova sempre qualcosa da imparare.
Vorrei solamente aggiungere il mio personalissimo plauso a Giovanna Di Rauso (Lady Macbeth) e alla sua grande resistenza. A volte le prove dei suoi monologhi erano interminabili, Lavia è un regista molto esigente, lei come coprotagonista, ovviamente, ha una responsabilità più grande e quindi più lavoro da affrontare. Sono rimasta spiazzata dalla sua grande resistenza e forza d'animo, sempre pronta a provare e riprovare senza mai cedere ad una crisi di nervi. Dalla mia poltroncina cercavo goffamente di sostenerla, solidarietà femminile, volevo quasi pregare per lei, perchè non crollasse.
Giorno dopo giorno, mi sono sentita anch'io parte del gruppo, anche se ero ferma immobile in quella seconda fila della parte sinistra della platea del teatro Verdi di Pisa. Porto a casa tutto, l'ho chiuso in un sacco e di tanto in tanto, quando ne ho bisogno, lo riapro e vedo se trovo qualcosa che può servirmi. Adesso ci do l'ultima sbirciatina e poi lo richiudo... ma cosa c'è sul fondo... "c'è una macchia", oddio che puzza. Oh no è la torba!!! (quando vedrete lo spettacolo capirete)
Lucrezia Lanza
3 commenti for this post
lucrezia sono gaia, la fedelissima con la telecamerina!!! sono in palla perché non mi ricordo di te? ti prego aiutami..se eri nelle poltrone di sinistra allora eri nella zona del gruppetto iene perciò dovrei ricordarmi ma c'era un tale ricambio di gente.. fammi sapere..magari aggiungimi su facebook così si rimane in contatto ok..il mio nome completo è gaia bellino..la foto è riconoscibile
un bacio
Grazie per questo "dietro le quinte", ho visto lo spettacolo ieri sera a Torino...visto che farò un post sullo spettacolo citerò questo tuo post che mi sembra aggiunga informazioni molto interessanti a quanto si vede poi in scena...
ciao!
Ecco il post...in cui cito il tuo. Ciao e...grazie per la collaborazione:-))
http://luposelvatico.blogspot.com/2009/05/macbethforse-ci-siamo-tutti-dentro.html