UN GIOCO DA RAGAZZE

By Ufficio Stampa Universy Tv on 11:00

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FESTIVAL INTERNAZIONALE
DEL FILM DI ROMA
sezione SELEZIONE UFFICIALE

Cinema 2008|Concorso


UN GIOCO DA RAGAZZE
di Matteo Rovere

Sarebbe davvero imbarazzante dover scrivere un articolo su questo film. Principalmente perchè Matteo Rovere ha dimostrato in altre occasioni di essere un buon regista, in grado di usare i mezzi che gli vengono messi a disposizione, quindi lascia l'amaro in bocca dire quanto il film sia brutto e quanto appaia in pieno come l'ennesima occasione mancata del giovane cinema italiano. Soprattutto considerando le intenzioni dei produttori e del regista, per i quali il film dovrebbe essere una sorta di denuncia sociale del bullismo e dell'alienazione in cui si trovano gli adolescenti, il film è stato toppato alla grande e la colpa è principalmente della sceneggiatura, di una banalità veramente disarmante. Il che sembra abbastanza strano se si considera che due degli sceneggiatori sono lo stesso Rovere e Sandrone Dazieri, ottimo giallista che decisamente sa scrivere!
A quanto pare il film è stato vietato ai minori di 18 anni e i produttori hanno fatto ricorso. Signori Produttori, sappiate che se il film è stato censurato, non è né per le scene di sesso tra studenti e insegnanti, né per i festini a base di droga e alcol, né tanto meno per la mancanza di morale ( che invece c'è e poggia su una sana retorica tipicamente italiana): se una commissione decidesse di censurare questo film, sarebbe giustificata solo dalla volontà di salvaguardare giovani menti, già provate da esperienze quali “Tre metri sopra il cielo”, e ”Melissa P.”, da una sceneggiatura che è il festival delle scontatezze.
Il film ha l'intento di denunciare una società che non è in grado di dare emozioni forti ai giovani che sono quindi costretti a cercarle nella droga e in comportamenti estremi, è un film che dovrebbe disturbare e far riflettere. Credo che qualsiasi adolescente che veda questo film possa sentirsi offeso, in certa misura, perchè si ha l'impressione che gli sceneggiatori parlino di qualcosa che non conoscono, e se lo conoscono lo hanno reso in maniera talmente tanto stereotipata da renderlo non credibile. La protagonista, interpretata da una Chiara Chiti perfetta nel ruolo della stronza, è bellissima, ricca e tremendamente sola e per questo, ovviamente, c'è l'ha col mondo intero; per di più è circondata da una serie di personaggi più o meno egoisti, compreso la figura del professore, che per realizzarsi ha bisogno che i suoi studenti gli riconoscano il ruolo di mentore, ha bisogno di sapere di essere importante per loro. Quindi decide di sfogare la noia in una serie di atti autodistruttivi e, anche se non viene punita dalle istituzioni, famiglia e scuola in primis, è costretta a vivere nella sua solitudine. Vi sembra che il film possa essere accusato di non avere una morale?
Qualcuno in sala ha fatto presente che gli adolescenti potrebbero subire la fascinazione di un personaggio che nella vita ha tutto, ma nonostante ciò è insoddisfatto esattamente come si suppone lo siano loro. Dunque, se un ragazzo dovesse sentirsi affascinato all'idea di annegare con un idrante un compagno di scuola e poi andare in bagno a farsi una canna, sapendo che ci sono una serie di figure, assenti per definizione e con molto da farsi perdonare, pronte a proteggerlo, non è certo da questo film che può essere ispirato. Potrebbe essere più colpa di un immaginario collettivo a cui siamo quotidianamente assuefatti.
L'unico alibi che potrebbero avere gli sceneggiatori, considerando il modo in cui viene trattata la materia, è quello di vivere su Marte e di essere seriamente convinti di essere i primi in assoluto a trattare temi controversi. Solo questo potrebbe giustificare il fatto che, dopo il tentativo di suicidio di una delle ragazze, venga messa in bocca ai professori una frase come “credo che questo atto estremo di Livia sia il sintomo di una disagio...dobbiamo riflettere su questo”. Verrebbe da chiedersi se il professore ha studiato pedagogia a Cepu con Alex Del Piero.
La regia di Rovere tenta di dare un'improna personale e originale al film, una possibile chiave di lettura.Le inquadrature sono molto strette, si soffermano sui particolari e il ritmo è dato da un montaggio frammentato; le immagini sono sempre molto contrastate e virano su atmosfere fredde. L'idea registica è interessante, ma alla lunga è stucchevole e ripetitiva.

Martina Merico

Uscita film in Italia: 7 novembre 2008

Regia: Matteo Rovere
Con: Filippo Nigro, Chiara Chiti, Desirée Noferini, Nadir Caselli
Nazionalità: Italia
Anno: 2008
Durata: 100'
Genere: Drammatico

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