Recensione:
TEATRO ELISEO
"RE LEAR" di William Shakespeare
con EROS PAGNI
Dall'11 al 30 novembre 2008
"RE LEAR" di William Shakespeare
con EROS PAGNI
Dall'11 al 30 novembre 2008
L’unidici novembre ha debuttato al teatro Eliseo di Roma il Re Lear con la regia di Marco Sciaccaluga. Lo spettacolo è una rilettura rigorosa del testo di Shakespeare dalla notevole durata.
Sciaccaluga sceglie di portare in scena il testo nella nuova traduzione di Edoardo Sanguineti (scrittore e critico tra i fondatori del gruppo 63 ) che svolge un interessante lavoro sul linguaggio. Lo scrittore rispetta infatti l’originale costruzione dell’opera fatta di prosa e di versi ma ne attualizza la lingua, ne risulta così un linguaggio particolarmente contemporaneo, un’operazione sicuramente di rischio e degna di nota.
La tragedia - sicuramente una tra le più apprezzate e rappresentate di Shakespeare - è scritta tra i primi anni del Seicento ed è tratta dalla leggenda di Leir, re di Britannia prima che questa diventasse parte dell’Impero Romano. Una storia primitiva, già nota prima che Shakespeare la riscrivesse.
Ed è proprio in questa dimensione arcaica che Sciaccaluga sembra voler inscrivere il suo spettacolo. Lo vediamo già dalle belle ed essenziali scene di Valeria Manari. Tutta l’azione si svolge in uno spazio semicircolare con un tetto: un po’ capanna, un po’ tempio, un po’ tendone da circo…che grazie ai cambi di scenografia avvenuti in scena assume di volta in volta la veste di un luogo diverso. Anche i costumi, sempre della Manari, si ispirano a civiltà antiche, kimono con evidenti richiami all’oriente.
Il regista si concentra soprattutto sulla “pazzia”, chiave è la figura del fool, fedele compagno di viaggio di Re Lear, probabilmente l’altra metà di se stesso. Il tradimento che porta alla follia e alla fine un messaggio privo di speranza.
Il regista ha voluto enfatizzare la dimensione delle emozioni primordiali ambientandole in questo mondo barbarico, primitivo, senza tempo e senza spazio, proprio perché sono passioni dell’umanità tutta, universali, come solo Shakespeare sa essere.
Ci troviamo davanti a un palcoscenico di freaks, circensi anche nell’aspetto, che sono poi rappresentanti dell’umanità: “quando nasciamo piangiamo perché ci troviamo in questo palcoscenico di fool”, dirà Re Lear.
Uno spettacolo dalle buone potenzialità, se non altro perchè parte da un testo grandioso, che però delude soprattutto dal punto di vista della recitazione: Eros Pagni, con un’impostazione molto classica che non rientra nelle dinamiche innovative del testo. Gli attori della Compagnia del Teatro Stabile di Genova, solo alcuni dei quali bravi, notevole l’interpretazione di Vito Saccinto nei panni del fool e quella di Gianluca Gobbi (Edgar).
Alla fine dello spettacolo rimane molto poco nel cuore dello spettatore, è tutto sopeso nell'aria e difficile da carpire. Questa è la nostra opinione ma siamo curiosi di scoprirela vostra. Commenta il nostro post.
Sciaccaluga sceglie di portare in scena il testo nella nuova traduzione di Edoardo Sanguineti (scrittore e critico tra i fondatori del gruppo 63 ) che svolge un interessante lavoro sul linguaggio. Lo scrittore rispetta infatti l’originale costruzione dell’opera fatta di prosa e di versi ma ne attualizza la lingua, ne risulta così un linguaggio particolarmente contemporaneo, un’operazione sicuramente di rischio e degna di nota.
La tragedia - sicuramente una tra le più apprezzate e rappresentate di Shakespeare - è scritta tra i primi anni del Seicento ed è tratta dalla leggenda di Leir, re di Britannia prima che questa diventasse parte dell’Impero Romano. Una storia primitiva, già nota prima che Shakespeare la riscrivesse.
Ed è proprio in questa dimensione arcaica che Sciaccaluga sembra voler inscrivere il suo spettacolo. Lo vediamo già dalle belle ed essenziali scene di Valeria Manari. Tutta l’azione si svolge in uno spazio semicircolare con un tetto: un po’ capanna, un po’ tempio, un po’ tendone da circo…che grazie ai cambi di scenografia avvenuti in scena assume di volta in volta la veste di un luogo diverso. Anche i costumi, sempre della Manari, si ispirano a civiltà antiche, kimono con evidenti richiami all’oriente.
Il regista si concentra soprattutto sulla “pazzia”, chiave è la figura del fool, fedele compagno di viaggio di Re Lear, probabilmente l’altra metà di se stesso. Il tradimento che porta alla follia e alla fine un messaggio privo di speranza.
Il regista ha voluto enfatizzare la dimensione delle emozioni primordiali ambientandole in questo mondo barbarico, primitivo, senza tempo e senza spazio, proprio perché sono passioni dell’umanità tutta, universali, come solo Shakespeare sa essere.
Ci troviamo davanti a un palcoscenico di freaks, circensi anche nell’aspetto, che sono poi rappresentanti dell’umanità: “quando nasciamo piangiamo perché ci troviamo in questo palcoscenico di fool”, dirà Re Lear.
Uno spettacolo dalle buone potenzialità, se non altro perchè parte da un testo grandioso, che però delude soprattutto dal punto di vista della recitazione: Eros Pagni, con un’impostazione molto classica che non rientra nelle dinamiche innovative del testo. Gli attori della Compagnia del Teatro Stabile di Genova, solo alcuni dei quali bravi, notevole l’interpretazione di Vito Saccinto nei panni del fool e quella di Gianluca Gobbi (Edgar).
Alla fine dello spettacolo rimane molto poco nel cuore dello spettatore, è tutto sopeso nell'aria e difficile da carpire. Questa è la nostra opinione ma siamo curiosi di scoprirela vostra. Commenta il nostro post.
Paola Granato
altre informazioni sullo spettacolo
1 commenti for this post
Ieri sera ho visto lo spettacolo di Re Lear al teatro Eliseo e posso affermare senza alcun dubbio che è stato uno degli spettacoli più brutti a cui io abbia assistito!La maggior parte degli attori aveva una dizione pessima e in alcuni casi, con l'attore che inpersonava il re in primis,senza nessun tipo di intonazione o di mordente!Lo spettacolo è stato lento e noioso,ho visto molti spettatori addormentarsi e altri andare via prima della fine del primo atto.Ben poche cose si posso possono salvare in questo spettacolo,sicuramente le scenografie come voi dite ma non i costumi,infine ho visto un paio di buone (e non notevoli!) interpretazioni come gli attori che interpretavano Edgar ed il fratello o il Fool ma troppa poca cosa per uno spettacolo così importante e che ha avuto così tanto spazio e immagino anche così tanti finanziamenti pubblici.